Pubblichiamo la lettera del Dott. Giuseppe Caraccio alla Dott.ssa Milena Gabanelli

Egregia dott.ssa Milena Gabanelli,
Ho sempre ammirato la Sua tenacia e perseveranza anche se a volte, nelle Sue inchieste, si esacerbavano atteggiamenti di accanimento improprio che, a mio avviso, nulla aggiungevano alla verità.

Oggi, però, mi sento di dover dissentire completamente da quanto da Lei riportato nel nuovo spazio giornalistico pensato per il web del Corriere della Sera.
Nel suo articolo leggo opinioni preconcette e ideologicamente scorrette.
Sono un imprenditore, medico, che ha svolto diversi corsi di management sanitari che mi sono serviti, negli anni, a raggiungere una cultura imprenditoriale sufficiente ad occuparmi dei molteplici aspetti che le strutture sanitarie private accreditate si sono trovate ad affrontare in questi anni.
Svolgo con impegno, dedizione e perseveranza il mio compito istituzionale e sociale e rilevare che la mia categoria viene trattata come un indebito approfittatore del sistema sanitario, mi fa sentire offeso e furioso.
Ho letto il Suo servizio giornalistico sul sito del Corriere della Sera pubblicato il 2 febbraio u.s. con oggetto il meccanismo di rimborso delle tariffe alle Strutture Sanitarie Accreditate al S.S.N.
La tecnica giornalistica da Lei impiegata voleva avere una forte connotazione economica, ma è completamente sbagliata ed ideologicamente deviante ed offensiva. Voglio segnalare che non si possono confrontare delle tariffe di strutture diverse senza tener conto di un’analisi economica che porta alla loro definizione.
In uno stato di diritto, senza nulla togliere alla libertà di espressione sarebbe utile, per la trasparenza e la comprensione soprattutto dei non addetti ai lavori e in definitiva degli Utenti, spiegare come possa essere prodotta una Risonanza Magnetica Articolare a 45 euro.

Gentile dott.ssa Gabanelli, Lei quanto paga l’idraulico quando a casa si ottura uno scarico?
Io, sempre con regolare fattura, spendo 35 euro per la sola chiamata, più il tempo del lavoro effettivo, più l’IVA, quindi, non comprendo come le citate strutture siano in grado di produrre una prestazione sanitaria di risonanza magnetica ad un costo così basso, se non giustificate da altre motivazioni.
Per eseguire una prestazione di questo genere, soprattutto se la struttura è accreditata, c’è un determinato processo da seguire che non può assolutamente subire né tagli né ulteriori efficientamenti, al fine di preservare la sicurezza del paziente e l’appropriatezza della prestazione.
La corretta rilevazione del costo di tale prestazione, ad esempio, consiste nel considerare i seguenti aspetti: costo della segreteria, costo del tecnico radiologo, costo del medico radiologo, costo materiale di consumo, costo ammortamento macchina, costo della manutenzione, costo energia, costo pulizie, costo assicurazioni, costo legge privacy, costo consulenze del lavoro e commercialista, costo del sistema qualità, costo mantenimento accreditamento, imposte e tasse, Enpam: in realtà, alla definizione della tariffa concorrono tutte queste voci che, sommate determinano un costo totale che non può essere inferiore a 135 euro.
Le parlo di costi che gestisco giornalmente e che cerco continuamente di comprimere senza perdere la qualità della prestazione.
Per realizzare un decoroso centro di diagnostica per immagini, compresi i lavori di installazione, il costo dell’investimento è di 1 milione e 200 mila euro al quale si devono aggiungere 7/800 mila euro per gli impianti tecnologici.

E infine, Dott.ssa Gabbanelli, è opportuno conoscere i processi produttivi di una struttura: ad esempio per fare un R.M.N. si impiegano mediamente 35 minuti (alcuni privati puri impiegano 15-20 minuti), e nella migliore delle ipotesi possiamo fare 18 esami giornalieri, predisponendo l’attività per 5 giorni lavorativi più il sabato mattina. In totale, il numero di esami settimanali è di circa 90 e, calcolando le settimane lavorative in un anno, gli esami possono arrivare a 4.200 calcolando, anche, la non esecuzione di alcune prestazioni dovute al fatto che il paziente non si presenti per malattia, o non riesca a sostenere l’esame per problemi di claustrofobia.
Voglio ricordare che le tariffe di alcune strutture completamente private possono essere dovute a varie motivazioni e non solo ad un’analisi dei costi.
Dando per scontato che la qualità sia pari alle strutture accreditate, ricordiamo che molte attività commerciali scelgono di promuoversi tramite prodotti “civetta” per attirare clienti o provocare una destabilizzazione del mercato stesso anche in ambito sanitario.
Vorrei proprio analizzare i costi delle prestazioni erogate dalle strutture da Lei citate e i loro bilanci, per poter eventualmente imparare da loro come fare l’imprenditore in Sanità.
Rammento che ci sono molteplici studi sulla rilevazione dei costi in varie Università Italiane e nessuno ha mai ipotizzato tariffe come quelle da Lei citate nell’articolo e, se ci dovessimo confrontare con altri paesi Europei (Gran Bretagna, Germania), le tariffe private sono enormemente più costose rispetto alle nostre.
Evidenzio, inoltre, che il tariffario del Sistema Sanitario è globale e ci sono prestazioni remunerate a costi accettabili, mentre altre sono ben lungi dall’avvicinarsi al pareggio dei costi.
Rilevo, anche, che i costi del pronto soccorso sono sempre remunerati a parte e una struttura sanitaria ospedaliera, sia pubblica che privata accreditata, è finanziata diversamente e indipendentemente per le prestazioni ambulatoriali.
Vorrei ricordare, infine, che in 30 anni di attività ho vissuto agiatamente e dignitosamente, senza arricchirmi, creando posti di lavoro per dipendenti e liberi professionisti, contandone ad oggi 150 unità.

Egregia dott.ssa Gabanelli, mi spiace dovermi ricredere in merito alla Sua imparzialità e capacita analitica: mi auguro Lei sia altrettanto pronta a rivedere i concetti espressi ed eventualmente fare un passo indietro.
Non è mai tardi per scusarsi e rettificare quanto pubblicato: anche con diritto di replica.

Cordiali saluti

Dott. Giuseppe Caraccio      

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